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Zi Teresa, 51 anni fa nasceva il locale che ha contribuito alla storia della cucina territoriale in Valconca

Lo staff al completo del ristorante Zi TeresaLo staff al completo del ristorante Zi Teresa

Il ristorante Zi Teresa a Valliano, nel comune di Montescudo-Montecolombo, in Valconca, è ormai un’autentica istituzione. La fondatrice, Teresa Vallorani, viene da un piccolo centro delle Marche ascolane, poco distante dal confine abruzzese: Castignano. Ha soltanto 15 anni quando nel 1948 – si è alle battute iniziali dell’immigrazione marchigiana verso la Romagna – si stabilisce inizialmente ad Albereto. Un minuscolo borgo dominato dal castello d’epoca malatestiana e già citato nel XIII secolo: nel 1233 per la precisione. Qui conosce il futuro marito, Giovanni Frisoni: convola a nozze nel 1960, in pieno baby-boom. Le origini dello Zi Teresa, il cui nome si deve a un fortunato “codice” coniato dagli amanti del CB – si, proprio quelli del trasmettitore dalle lunghissime antenne – risalgono al 1972. Anticipate dall’acquisto del primo negozio di alimentari. A conti fatti, è oltre mezzo secolo che ingolosisce migliaia d’avventori. I miei ricordi personali coincidono con lei sempre pronta ad accoglierti: tanto buonumore, l’immancabile sorriso e quegli occhi rapidi e vispi. Di un rinfrescante azzurro chiaro: limpido come l’acqua dei laghi alpini. 

Accanto a Teresa e al marito – purtroppo scomparso – crescono tre figli intraprendenti. Tutti e tre sanno bene cosa significhi impegnarsi e lavorare sodo. Annamaria – la più grande e oggi la vera reggitrice della cucina e del locale -, Gabriele e Silvana: la più piccola della famiglia, sempre indaffarata tra i tavoli del dehor e “travolta” da un’inguaribile passione per gli antichi Egizi (Annamaria e Silvana hanno ereditato gli stessi occhi della madre, ndr). Lo Zi Teresa – guai a dimenticarlo – è al 90% guidato e condotto da donne. È un’impresa solida. Di stampo familiare e declinata al femminile. Con personale soprattutto femminile. Un esempio concreto, tangibile dell’imprenditoria sostenuta da donne (le immagini che pubblichiamo testimoniano la verità del racconto). Teresa, ora, si dice soddisfatta e contenta del lungo percorso portato avanti. E rammenta altresì le non poche difficoltà affrontate all’esordio dell’avventura. “Mi sono aiutata da sola, anzi ci siamo aiutati da soli”. 

Com’è iniziata? 

“Chi passava da queste parti mi diceva: Teresa perché non cominci a cucinare? Così dalle piadine farcite si è passati alle tagliatelle e via via si è cresciuti, si è allargata la clientela”. Una clientela abituata a mangiar bene, piuttosto esigente e attenta al conto e al portafoglio (geniale l’idea dei menù anticrisi!). “La nostra cucina – spiega Annamaria – è semplice, improntata all’essenziale. L’ho appresa guardando la mamma. Leggendo, provando e riprovando”. Ed è vero. Basta sfogliare la carta per capire al volo: gli orpelli e le corbellerie culinarie qua non trovano motivo d’esistere. Avercene di altre Zi Teresa in giro per lo Stivale!

I piatti preferiti dai commensali?

“Senza dubbio le tagliatelle al ragù di carne: almeno 100 uova di sfoglia la settimana più 6-7 kg di condimento”.

E le caramelle? 

“Nascono da Zi Teresa dopo averle scoperte per caso duranteun matrimonio in Toscana. È pasta colorata – utilizziamo cacao amaro, spinaci, pomodori, alchermes – ripiena di carne e formaggi. Condita a burro e fontina dell’azienda agricola Pintus di San Savino di Montecolombo”.

Le origini marchigiane favoriscono nella preparazione del famoso coniglio in porchetta…

“Il segreto sta nella scelta delle materie prime: il coniglio dev’essere nostrano. Al risultato finale ci si arriva amalgamando sapientemente erbe aromatiche, aglio e finocchio selvatico (Pellegrino Artusi approverebbe!)”.

Dolci: la punta di diamante è?

“La zuppa inglese. Dieci anni fa ho iniziato a preparare il Tiramisù vegano al latte di soia. Zi Teresa ha menù adatti a vegani e vegetariani. Ai vegani offriamo diversi piatti crudelity free facendo molta attenzione nella scelta degli ingredienti. Mentre ai vegetariani proponiamo buoni formaggi e uova delle nostre galline allevate in modo naturale: moriranno di vecchiaia”.

Dicevamo di un’impresa al 90% femminile e a… Km 0 come i prodotti trasformati ai fornelli.

“I nostri prodotti – aggiunge Annamaria – provengono da: la farina dal mulino Gianni; la farina integrale dall’azienda agricola Il Capannino; le patate, i carciofi e le zucche dall’azienda agricola Romano Nicolini; le verdure fresche dai contadini della zona. Il vino è etichettato Podere Vecciano e Fattoria del Piccione. Tutti a Km 0. 

Insieme a me, in cucina troviamo mio marito Enzo, mia nipote Sofia e le ragazze Houria e Akima. In sala, assieme a Silvana, mia nipote Samanta e le ragazze Marika e Alessia. Potrà apparire strano, ma anche loro a Km 0 perché tutte da Montescudo”.

Articolo pubblicato sul numero 56 di Geronimo Magazine Rimini