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San Clemente, per il secondo anno consecutivo Booking.com premia la Locanda della Lavanda

C’è un ‘posto’, a Cevolabbate di San Clemente, che nel 2020 conferma la sua alta qualità nel campo della ricettività turistica. Questo posto, che d’estate è immerso nel verde della campagna e profuma dell’intenso colore dei cespugli di lavanda, prende il suo nome dall’inconfondibile essenza floreale. Nel parliamo brevemente con la proprietaria e responsabile della gestione, Barbara Bologna.

Buongiorno Signora Bologna, soddisfatta della conferma a 9.9 di Booking.com per la Locanda della Lavanda “da Babilla”?

“Sì, tanto. Sono rimasta sorpresa ed entusiasta di vedere riconfermato per il secondo anno consecutivo questo punteggio”.

Come avviene la procedura per l’assegnazione dei punti?”

Booking.com raccoglie semplicemente le pagelle che compilano i clienti che ci hanno scelto attraverso OLTA (On Line Travel Agency). La somma dei vari punteggi di ciascun ospite, genera annualmente il punteggio finale”.

Sono molto severi?

“Ma no. Solo un po’ di stupore quando abbiamo ricevuto un punteggio basso di un ospite che ha assegnato alla ‘posizione’ il suo disappunto. E dire che sapeva bene dove ci troviamo. Oltre a vedere il mare, dalla Locanda si apprezza il Castello di San Clemente, Montefiore Conca e tutta la Valconca fino a Gabicce che guarda verso l’Adriatico”.

Qual è il vostro mercato di riferimento?

“Soprattutto italiani, anche se abbiamo accolto imprenditori tedeschi che tenevano le loro riunioni in giardino e una coppia di simpatici motociclisti svizzeri”.

I clienti più esigenti?

“Diciamo che non abbiamo mai avuto persone che richiedessero più di quello che potevamo offrir loro. Anzi, forse hanno trovato un po’ di più di quello che si aspettavano. Chissà…”.

San Clemente è più conosciuto in Italia o all’estero rispetto alla sua esperienza diretta?

“Non voglio dirle una bugia, non so rispondere per certo a questa domanda; ma posso dirle che quando partono da San Clemente spesso hanno gli occhi lucidi e uno strano sorriso”.

(marco valeriani)