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Il mondainese Chiaretti: “Nel Codice Trivulziano i ritratti sconosciuti di Dante disegnati da Leonardo”

Il nuovo libro dello studioso dantista mette in luce il rapporto di odio/amore fra il genio vinciano e il padre della lingua italiana. Un’opera ricca di colpi di scena.

di Marco Valeriani –

Credereste a un Leonardo da Vinci talmente invidioso e ossessionato dal talento di Dante Alighieri a tal punto da ritrarlo, in vari bozzetti, con le sembianze di un uomo quasi deforme per poi riaversi, ri-scoprirlo, leggerlo avidamente e dedicargli eleganti schizzi dai tratti addirittura divini?

Dante (a destra) con Beatrice

Le nuove scoperte del dantista mondainese Angelo Chiaretti

La domanda è piuttosto pertinente. Specie alla luce delle nuove scoperte fatte dal professor Angelo Chiaretti, mondainese, studioso da sempre dell’Alighieri, imbattutosi nei disegni leonardeschi mai decifrati prima come opere “dedicate” a Dante.

Il focus del nuovo libro realizzato da Chiaretti, pronto alla stampa, è proprio questo: il rapporto tra Leonardo e Dante mediato dall’avversione prima e dalla ammirazione poi scaturite nel corso della vita dell’instancabile genio inventore vinciano.

Dante e Leonardo non poterono, ovviamente, conoscersi fisicamente – per chiare ragioni di tempo cronologico – eppure l’autore della Gioconda pare nutrisse verso il Sommo Poeta quello che oggi chiameremmo, con le debite proporzioni, un autentico timore reverenziale.

Dante, Petrarca e Boccaccio

“Leonardo – spiega il professor Chiaretti, già docente di Letteratura italiana negli istituti superiori e Presidente del Centro Studi Danteschi San Gregorio in Conca – aveva chiara contezza dei propri limiti. Uno fra tutti il non essere cresciuto quale uomo di lettere. E ciò lo ripeteva spesso – forse soffrendo non poco – nelle missive inviate ad amici, mecenati e Principi committenti (il Borgia gli affidò il compito di rinforzare le Rocche dei suoi domini nelle vicine Marche; ma altrettanto lui fece in numerose Rocche ex malatestiane e sforzesche come Tavoleto, Mondaino e Pesaro – Rocca Costanza, fino al porto di Cesenatico). Studia sì il latino ma lo fa da solo e con scarsi risultati. E la sua prosa, ahimè, non brilla ugualmente in stile e profondità”.

Dante “sorveglia” il lavoro di scrittura di Leonardo

Trovarsi allora al cospetto dell’illustre letterato a cui si deve la “nascita” della lingua italiana, forse lo sconvolse e lo infastidì. Tanto da trasformarlo nel peggior nemico a distanza dell’Alighieri.

Dante ritratto da Leonardo nel Codice Trivulziano

Tra le carte del Codice Trivulziano e tra le proprietà della Royal Collection di Windisor, il professor Chiaretti ha oggi individuato e riconosciuto alcuni disegni nei quali Leonardo tratteggia in primis un Dante brutto; dalle fattezze sgraziate. Esagerato nei difetti del volto: poco distante dai mostri ospitati dall’oltretomba. Eppure è attraverso lo stesso Dante che Leonardo inizia il non facile percorso di avvicinamento e innalzamento alle Lettere.

“Ne è riprova una pagina del Codice in cui Leonardo, sotto lo sguardo severo di Dante raffigurato in bozzetto, si esercita nella scelta di 200 parole pronto a voler dimostrare all’invitato speciale di sapersi dilettare pure in quella disciplina (senza però raggiungere mai il Maestro!). Nonostante una produzione artistica e intellettuale così rilevante – commenta Chiaretti – Leonardo riesce a dire di sé: So bene che, per non essere io litterato, alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare, coll’allegare io essere omo sanza lettere“. [1]

– LEONARDUS VINCI FLORENTINUS
STATUARIUS PICTORQUE NOBILISSIMUS
DE SE PARCE LOQUITUR
NON SUM LYSIPPUS NEC APELLES NEC POLYCLETUS
NEC ZEUSIS NEC SUM NOBILIS AERE MYRON
SUM LEONARDUS VINCIA PROLES
MIRATOR VETERUM DISCIPULUSQUE MEMOR
DEFUIT UNA MIHI SYMMETRIA PRISCA.
PEREGI QUOD POTUI:
VENIAM DA MIHI POSTERITAS.

(Sono Leonardo da Vinci fiorentino\autore di statue e pittore nobilissimo\si parli di me con modestia\non sono Lisippo né Apelle né Policleto\né sono Zeusi né Mirone celebre per i suoi bronzi\sono Leonardo fiorentino cittadino di Vinci\ammiratore e attento discepolo dei Padri\mi è mancata solamente la simmetria antica:\ho fatto quel che ho potuto\o posteri, chiedo venia). (Traduzione a cura di Angelo Chiaretti).

Dante ritratto sul letto di morte da Leonardo

Piano piano, in un lento percorso di catarsi e purificazione interiore, Leonardo inizia a ingentilire i tratti dell’Alighieri fino a farne una figura dal profilo delicato e per giunta immortalato sul letto del trapasso terrestre.

L’opera di Chiaretti: un unicum di rara perspicacia

L’opera di Chiaretti è pertanto un unicum di rara perspicacia: scandaglia aspetti di Leonardo, che noi ricordiamo per intuizione e capacità mirabili, prima in netta contrapposizione con Dante e successivamente nelle vesti del suo più appassionato testimone/sostenitore.

Solo Chiaretti poteva spingersi su questi audaci orizzonti, possedendo studi e ricerche così ricche e sterminate da non far torto a nessuno dei due. Del resto ha pubblicato su entrambi i personaggi altri pregevolissimi lavori: frutto soprattutto di accurate analisi delle fonti d’archivio.

Rimane però un interrogativo: per quale motivo Leonardo scelse proprio Dante e non un autore, magari meno ostico, a lui contemporaneo? Il desiderio di primeggiare nelle Lettere dettò la scelta, oppure si senti in qualche modo “costretto” a quell’impari confronto? Chiaretti ne svelerà mai le ragioni oggettive?

Dante nella versione più aggraziata e gentile

“A proposito dello sfogo/ammirazione leonardesco, sottolineerei – conclude Chiaretti – che fu una gara fra fiorentini, la cui ansia di grandezza ha caratterizzato il mondo medievale e rinascimentale, ma anche fino ai nostri giorni: vedi Papini, Pratolini, Luzi e Maraini”.