In evidenza

Se non si fumasse più, il cancro al polmone sarebbe raro

Il carcinoma polmonare rappresenta, ancora oggi, la prima causa di morte tumorale: è responsabile ogni anno di un milione e trecentomila decessi per cancro a livello mondiale, ovvero più di quanto causato da neoplasia del colon, mammella e prostata messi insieme. In Italia ogni anno si registrano oltre 40 mila nuovi casi di carcinoma polmonare.

È il fumo di sigaretta il principale fattore di rischio: ben l’80-85% della popolazione colpita da questa patologia è (o è stato) un fumatore.

Questo significa che con l’abbandono della sigaretta il carcinoma polmonare diverrebbe una patologia rara.

Il dato è emerso ieri durante i lavori di The Bridge – Bridging the present and future, convegno che ha riunito al Teatro Franco Parenti di Milano i maggiori esperti di oncologia polmonare italiani ed europei.

In Italia il 64% dei fumatori ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni: più del 70% accende la prima sigaretta tra i 15 e i 20 anni. A preoccupare sono i baby fumatori: ben il 13% inizia a fumare prima dei 15 anni, ed il 46% prima dei 17 anni. Per questo è fondamentale la prevenzione soprattutto tra i giovanissimi e tra gli adolescenti, come ha sottolineato oggi in chiusura di The Bridge, la prof.ssa Silvia Novello, Professore Associato presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino nonché presidente di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe, intervenuta oggi a The Bridge.

“Dobbiamo puntare – ha spiegato la presidente – sulla prevenzione primaria in questa fascia di età e questo è uno dei primi obiettivi per società scientifiche come AIOM e associazioni pazienti come WALCE, che disegnano e promuovono campagne di sensibilizzazione e prevenzione per i giovanissimi con programmi personalizzati e adeguati”.