Tommaso D’Errico: “Il lupo non è né buono né cattivo, ma conviverci è possibile senza isterismi”

di Marco Valeriani –

Tre anni fa o poco più, ho avuto la possibilità di conoscere, anche se solo telefonicamente, Tommaso D’Errico. L’occasione mi venne offerta quando, all’epoca, la rivista con la quale collaboravo mi chiese un servizio su questo giovane fotografo-scrittore naturalista romano trasferitosi dalla città a vivere sulle montagne: in quella precisa circostanza non distante da Rimini, sull’Appennino tra Marche e Toscana.

Di recente, con l’intensificarsi delle notizie riguardanti gli avvistamenti del lupo a ridosso delle città o, peggio ancora, “protagonista” di sempre più frequenti incursioni negli allevamenti delle vicine valli (Valmarecchia e Valconca) o in aree collinari non propriamente deserte, mi è tornato in mente il suo nome e ho acquistato l’ultimo libro che ha dedicato a questo magnifico animale.

Il volume, dal titolo “Io non ho paura del lupo” è stato scritto in collaborazione con l’omonima associazione che da 10 anni si occupa di fare divulgazione scientifica. Edito da People Storie (18 euro), lo consiglio a tutti.

Chi, dunque, meglio D’Errico poteva aiutarmi a comprendere, in dettaglio, di cosa stiamo parlando e in che modo affrontare la situazione, senza lasciarsi prendere da facili isterismi e nuove “caccia alle streghe” a 4 zampe?

D’Errico, questa fobia del lupo è giustificata oppure…

La fobia dei lupi nasce dalla mancanza di conoscenza che abbiamo di questo animale. Non conoscenza che deriva a sua volta da secoli di narrazioni che hanno fissato nel nostro immaginario culturale delle credenze, dei miti, delle leggende completamente sbagliate e distorcenti la realtà. Una cosa che diciamo sempre è che esistono due lupi: quello reale e quello che vive nella nostra testa. Due creature molto diverse tra loro.

Una di queste conoscenze errate che attribuiamo, che abbiamo sul lupo, è di immaginarcelo come un animale che vive necessariamente in contesti estremamente selvatici: nelle foreste, in alta montagna, per cui quando poi ce lo troviamo in città diciamo che c’è qualcosa di sbagliato. In realtà non è così. Il lupo in Italia si è rifugiato per secoli in territori estremamente selvaggi perché è lì che lo abbiamo relegato, cacciandolo e sterminandolo fin quasi all’estinzione. In realtà il lupo è un animale estremamente adattabile che può vivere in qualsiasi contesto, in ambienti differenti l’uno dall’altro.

Quanto sono diffusi i lupi in Italia?

Attualmente la specie è diffusa ovunque in Italia: dalle coste, alle colline, alle pianure, alle montagne. E vivendo in territori molto ampi ed essendo noi presenti ovunque, è chiaro che all’interno di essi dei lupi possono esserci. Parlo anche di zone abitate o comunque zone in cui i lupi si affacciano di rado. Sono animali che si spostano molto. Quando sono in dispersione possono compiere viaggi di migliaia di chilometri e in questo caso sono in grado di attraversare, senza problemi, i luoghi antropizzati.

La presenza nelle vicinanze delle aree abitate non è un problema, tant’è che nonostante le innumerevoli segnalazioni, i casi di conflitto con gli esseri umani sono estremamente rari. A meno che noi non commettiamo l’errore di condizionare i lupi con il nostro cibo, che può essere fornito volontariamente, perché spesso capita anche questo, o più spesso attraverso i rifiuti; quindi una gestione sbagliata dei rifiuti organici che tra l’altro, a sua volta, può attirare le prede del lupo come il cinghiale, Per non dire poi, banalmente, dei croccantini dei gatti e dei cani che lasciamo in giro assieme agli stessi cani e gatti.

Il pericolo per gli animali domestici, gli allevamenti e gli animali da affezione. Come dobbiamo comportarci?

La gestione degli animali domestici in questo senso rappresenta un doppio problema: prima di tutto perché quando i lupi predano gli animali di allevamento, degli animali domestici, chiaramente è un problema per noi;  in questo modo li invitiamo a tornare. Il lupo è un animale opportunista e molto abitudinario, quindi cercherà sempre le fonti di cibo più facili.

Ovviamente se lasciamo un gregge di pecore senza nessuna misura di protezione per lui sarà più facile predarle piuttosto che cercare di cacciare prede selvatiche. Lo stesso vale per cani e gatti: nel momento in cui sappiamo che i lupi frequentano zone seminaturali e periferie urbane, i cani e i gatti devono essere adeguatamente custoditi, quindi tenuti al chiuso o comunque in luoghi sufficientemente protetti durante le ore crepuscolari e notturne. I cani in particolare devono essere tenuti al guinzaglio o comunque vicino al conducente umano quando si cammina non solo nei boschi o in montagna ma pure in aree seminaturali; per esempio le zone coltivate ai margini delle città.

Detto questo, la presenza del lupo è chiaramente una questione che può generare conflitto: certo non è semplice da gestire la presenza del lupo. A maggior ragione dobbiamo farlo in modo intelligente e razionale, il che significa non cedere ad allarmismi e alla disinformazione; cercando invece di mettere in atto quei comportamenti che ci vengono richiesti e che sono pochi e che comunque dovrebbero essere messi in atto a prescindere.

Lasciare dei croccantini all’aperto per i cani o per i gatti è sbagliato a prescindere; così come gestire malamente i rifiuti organici. Per cui mettere in atto una serie di accorgimenti utili a evitare il più possibile il conflitto, tenendo a mento che purtroppo c’è una parte, non minoritaria, della politica che fa disinformazione con calcolo. A maggior ragione dobbiamo pertanto difenderci da tali atteggiamenti e muoverci in modo razionale”.

C’è il rischio che i lupi vengano abbattuti senza troppi complimenti. E che si apra una nuova stagione di caccia al predatore distorcendo i già delicati equilibri naturali. Una sua ultima riflessione?

Un’ultima considerazione la faccio: occorre uscire, a livello culturale, dalla contrapposizione, dagli schieramenti che dicono: il lupo è buono, il lupo è cattivo. Il lupo non è né buono né cattivo, è un animale selvatico. La sua presenza comporta adattamenti da parte nostra così come la presenza di qualsiasi altro animale selvatico. La coesistenza è un fatto culturale molto più che tecnico, quindi le difficoltà sono essenzialmente di carattere culturale. Abbiamo tutte le strategie e le tecnologie possibili e immaginabili per convivere pacificamente con il lupo.

Chi è Tommaso D’Errico

Tommaso D’Errico (Roma, 1982) a trent’anni ha lasciato la città per vivere in montagna e dedicarsi a tempo pieno alla fotografia e alla scrittura. È autore del blog Al ritmo delle stagioni e dei libri autopubblicati Un anno di vita in montagna (2017) e Montanari 2.0. Storie di sognatori con i piedi per terra (2023), in cui racconta una montagna-laboratorio dove sperimentare nuovi modelli relazionali e coltivare un futuro realmente sostenibile. Appassionato di animali selvatici e cultura contadina, tanto quanto di scienza e innovazione tecnologica, viaggia da anni tra Alpi e Appennini per raccogliere testimonianze sul campo e capire se (e come) essere umano e specie selvatiche possano convivere in pace.