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Gemmano – “Lo straniero e il bombolone”, un racconto di Milena Renzi per il nostro sito Valconca24.com

BomboloniBomboloni appena sfornati

Quando si decide di visitare Gemmano, consiglio di non leggere alcuna guida in merito. Ho sempre fatto così nei miei viaggi esteri. Non ho mai amato i “pacchetti turistici”. Acquistavo solo volo andata e ritorno ed una sola notte in hotel, giusto per riposare, poi il giorno dopo iniziavo il viaggio vero e proprio, immersa tra il caos locale, i mercati, i bar, qualche piazzetta piena di anziani, e passavo del tempo a parlare con loro. Quale posto migliore per assorbire tutto il sapore di una popolazione.

Milena Renzi

Lo so, ho fatto un esempio azzardato, parlando di Gemmano in questi termini, ma credetemi è accaduto così anche per questo mio amato borgo, arroccato sul monticello a 404 metri sul livello del mare. Il viso rivolto alla Riviera, la schiena al Montefeltro e i fianchi ai Malatesta. Gemmano è una roccaforte, lo è in termini umani, le genti appaiono ritrose, schive, poco inclini alla socializzazione, poco avvezzi a tutto ciò che proviene da fuori le mura. Apparentemente!

Così, come tutti i giorni – nella mia consueta pausa cappuccino – mi capita di parlare un po’ con tutti, del tempo, della potatura, della guerra, dei sik col battaglione inglese, delle più disparate malattie, di qualche amante stanco, mi capita di ascoltare delle storie che meritano di essere raccontate. 

Come questa… 

Lo chiameremo Mario, così per poter mantenere la sua privacy. 

Sono seduta al mio tavolino, con la mia tazza e la mia immancabile Marlboro light 100s tra le dita della mano sinistra. 

“Posso sedermi qui con te?”

Il suo italiano è a dir poco eccellente. 

Parliamo del tempo, così per iniziare la conversazione, ma sono convinta non gli interessi sapere se pioverà o meno nel tardo pomeriggio… 

“Prendi qualcosa Mi? Posso offrirti un secondo cappuccino? A me andrebbe una coca cola e un bombolone!” 

Ho ancora più chiaro il fatto che desideri parlare. 

Vada per il secondo cappuccino. 

“Io amo i bomboloni, sono la mia passione, ne avevo sentito parlare quando stavo nel mio paese, e li ho sognati per anni, e quando sono arrivato in Italia una volta l’ho mangiato, con gli occhi chiusi, e sta crema che sbordava; oooh Mi, credimi quello sì che è il paradiso. Ma ora ti racconto questa… 

Un giorno mia figlia, passando davanti alla bottega, mi chiese di comprarle una coca cola, ma io non avevo soldi, così con un dolore allo stomaco come un pugno, le dissi che non la tenevano! Non avevo neppure un euro in tasca. I giorni successivi corsi come una furia in bottega e presi questa bottiglia al volo, per portarla a mia figlia, ma nella foga di aprirla mi accorsi che si trattava di Chinotto e noi odiamo il chinotto. Mi veniva da piangere”.

Continua, con gli occhi lucidi, io pure… 

“Ho fatto tanti lavori, a nero, andava bene tutto, pur di poter avere una vita migliore, ero riuscito a metter via 170 euro, e mi arrivò una lettera urgente una come si chiama, quelle buste importanti…”.

“Una raccomandata…”.

“Eh sì quella, di presentarmi in un ufficio a Milano per il permesso, visa ecco! Mi sentivo il più ricco del mondo, avevo 170 euro tutti miei nelle mie tasche! Ci pensi! 170 euro! Mi sentivo invincibile, padrone del mondo! Dovevo pagarmi il viaggio però, così presi il biglietto Cattolica-Rimini-Bologna-Milano. 

A Bologna in stazione c’era un profumo di bomboloni che non ti dico, ed io ero ricco, così per la prima volta nella mia vita sono andato al bar della stazione, come tanti altri, e con timidezza ho ordinato un cappuccino ed un bombolone e mi sono seduto al tavolo. Non sto a dirti che sensazione io abbia provato. Era davvero bello sentirsi ricchi. Il cappuccino era buono, il bombolone l’ho divorato ulin un secondo, ma dato che avevo soldi, io ne ho desiderato un’altro. Ho pagato ancora un euro per il secondo bombolone.

Arrivo a Milano, faccio tutto, ma sbagliano una pratica e debbo rimettere la marca da bollo… Torno in stazione e vado in biglietteria per il viaggio di ritorno. Avevo esattamente 20 euro in tasca. 

Il biglietto costava 21.

Ero mortificato, ho cercato nello zaino, bene, bene in tasca, ma avevo solo quei venti euro per un regionale che fermava anche a Scacciano capisci? (si lascia sfuggire un sorriso, ma intanto leacrime scendono, per entrambi) Il tipo della biglietteria mi ha fatto il biglietto ugualmente, sbuffando, e dicendo che noi ci proviamo sempre, ma io gli risposi che avrei rimediato quel maledetto euro e che avrei pagato tutto. Mi sono messo al centro della sala della stazione, non sapevo dove andare a piangere dalla vergogna, poi ho sentito una ragazza parlare la mia stessa lingua, le ho spiegato tutto e lei mi ha dato un euro che io ho portato al bigliettaio. 

Ho impiegato 10 ore a tornare a Riccione, poi di lì a piedi fino a Gemmano… Vedi Mi, se non avessi preso quel maledetto bombolone, sarei potuto tornare prima dalla mia famiglia”.

Il mio cappuccino è freddo e la sigaretta si è spenta nel posacenere. 

Deglutisco… Poi azzardo una domanda… 

” Qualcuno di Gemmano ti ha aiutato poi?”.

” Siii, tante persone, chi mi ha regalato dei mobili, chi della legna per scaldarci, chi del cibo…”. 

“Sai che se ti occorresse qualcosa, a me puoi chiederlo senza imbarazzo…”. 

Gli sfioro le mani, racchiuse, poggiate sul tavolino… 

“No Mi, ti ringrazio, ora ho tutto, ma sono stati anni difficilissimi… Ora stiamo bene”.

“Ok lascia che ti offra il bombolone almeno, anzi fa una cosa, prendine altri due che ce li spazzoliamo!” .

Gemmano è così. Apparentemente spigolosa e chiusa, ma non ha mai abbandonato i suoi figli, legittimi o illegittimi che siano. Gemmano ama la persona come essere umano, a prescindere dal colore. Un esempio lampante? 

Alle ultime elezioni è risultato essere il comune più “a destra” di tutta la provincia, pur avendo votato Riziero Santi del PD come sindaco! 

A chiara, limpida dimostrazione che vinca sempre la persona, a prescindere dal suo credo. 

Se vi va, fatevi un giro in questo bel borgo bianco arroccato sul monticello, magari potremmo prenderci un cappuccio assieme, fare due chiacchiere e parlare del tempo o di qualche amante stanco. Mi troverete a quel tavolo, intorno alle 18.