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Tele a ruggine, dalla filatura alla tessitura: un libro racconta l’invenzione tra Montescudo-Monte Colombo

Tele color ruggine a Montescudo - Monte ColomboTele color ruggine, dalla filatura alla tessitura
  • di Antonio Brescia –

“Tele color ruggine, dalla filatura alla tessitura – Arte e storia nel Comune di Montescudo – Monte Colombo” a baluardo di un’identità da mantenere viva. 

La dimensione rurale, tante fake news

Chi abita la città – grande o piccola non cambia molto – sulla dimensione rurale e sulla campagna più in generale ha perseverato a lungo in convinzioni erroneamente bucoliche e sentimentali. O addirittura rivestite da suggestioni ben poco aderenti ai fatti. 

In realtà, la dimensione rurale, basta documentarsi, ha portato con sé secoli di condizioni fortemente sfavorevoli, cupo disagio sociale e violente spinte all’emarginazione. 

La copertina del libro

Immergersi, con coscienza e desiderio d’apprendere, in un contesto ai più distante impone quindi cambiamenti radicali nel modo d’osservare l’orizzonte. 

Vuol dire spogliarsi di tutta una serie di ‘modelli’ mentali che nulla attengono alla verità delle cose. 

La via d’uscita quindi esiste. Scomoda e piuttosto sconosciuta ma c’è. 

Libri con scarsa indagine antropologica

Prima domanda: cosa sappiamo, in concreto, dei mondi extraurbani sparpagliati nelle valli romagnole o nelle valli di confine qual è la valle del Conca? 

Prima risposta: molto meno di quanto potremmo imparare. O meglio, ci si ostina a preferire una certa pubblicistica. Spesso assoggettata a mode editoriali, i cui contenuti, perlopiù assenti di una e vera propria indagine antropologica e sociologica, hanno inteso evidenziare solo alcuni aspetti del mondo rurale: vedi l’ossessionante riscoperta dei mangiari poveri e dei cibi portati in tavola a mo’ di reliquie. Morale, si è addolcito e sfumato – ovvie le ragioni di marketing – ciò che poteva apparire troppo crudo e appuntito.

Tele color ruggine, una piccola geniale invenzione

“Tele color ruggine, dalla filatura alla tessitura” è l’ultimo libro di Gino Valeriani. Qui, l’impegno a sei mani assieme a Gilberto Arcangeli e Valter Ciabochi spalanca una finestra sugli albori e la successiva evoluzione di una piccola, geniale invenzione: la tintura a ruggine. 

Invenzione il cui epicentro, ancora ben solido tra Montescudo e Monte Colombo in epoche a noi vicine, trova ora rinnovata dignità nella stesura del volume.

Una tecnica nata all’interno della dimensione domestica e soltanto più tardi, in qualche caso fortunato, destinata a superare i margini familiari o territoriali per divenire anche ‘micro-industria’.

Un’invenzione “tipica del mondo contadino – si legge a pagina 54 – caratterizzato da scarse risorse economiche, ma dalla capacità di mettere a frutto quel poco o nulla che si ha”.

Le botteghe di stampatori-tintori

“Sapevamo – dice Gino Valeriani – dell’importanza in passato di alcune botteghe di stampatori-tintori ma non avevamo elementi sufficienti per raccontarle. Poi l’incontro con i ricordi di alcuni novantenni, l’intuito e la passione di Gilberto Arcangeli, l’esperienza e l’entusiasmo di Valter Ciabochi, tintore operante a Croce di Monte Colombo, e la disponibilità ad aiutarci del noto storico riminese Oreste Delucca ci hanno permesso di trovare importanti riferimenti”.

La scintilla ‘domestica’

“Subito viene da pensare – scrive Delucca – alla scintilla che ha prodotto l’intuizione. Senz’altro l’osservazione di un fatto naturale, accidentale. Come avviene quasi sempre per le trovate. Verosimilmente tutto è nato da una fastidiosa macchia di ruggine su un capo d’abbigliamento o di biancheria. Macchia resistente ai lavaggi, praticamente incancellabile”.

L’esperienza ha poi fatto il resto, portando la ‘tecnica’ ad evolversi e perfezionarsi. Da qui l’utilizzo dei materiali rintracciabili in casa e a costo zero. Dai ferri arrugginiti alla farina impastata col vino come collante, all’uso del ‘ranno’ per facilitare il fissaggio del colore (antica procedura eseguita con acqua bollente e cenere del camino).

Dal pennello agli stampi

“Dopo il presumibile uso iniziale del pennello – spiega ancora Delucca – si sarà passati agli stampi. Preferibili per vari motivi: perché consentivano figurazioni più raffinate e ripetizioni senza limiti, specie nelle decorazioni lineari o nelle cornici, e perché offrivano la possibilità di battere il colore col mazzuolo. Così da impregnare la tela, spesso grossolana e non compatta, in tutto il suo spessore”.

Due mostre nel 1981 e 1987

Il volume, arricchito da una corposa galleria fotografica dedicata alle due mostre del 1981 e 1987 organizzate dal Gruppo di ricerca storica della documentazione orale “G. Jacobucci”, raccoglie pure alcuni brevi racconti nel Capitolo 7 “Monica, Ettore e le tele”, nonché diverse immagini e schede biografiche dei primi tintori-stampatori attivi nei due paesi della media Valconca.

Tele color ruggine: dalla filatura alla tessitura – Arte e storia nel Comune di Montescudo – Monte Colombo – Pagine 122 – Centro Stampa Digitalprint 2020

Il libro sarà presentato domenica 8 novembre a Monte Colombo.