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“Non solo un’alba”, il romanzo di Chiara Cruciani attraversa l’epoca segnata dalla terribile Spagnola

Il nostro incontro oggi è con Chiara Cruciani, autrice del romanzo “Non solo un’alba” (pubblicazione indipendente acquistabile tramite web e librerie).

Chi è Chiara Cruciani?

Sono un’infermiera di 29 anni che in questo periodo ha cercato di mettere a disposizione dei pazienti tutta l’attenzione e la professionalità che il momento di emergenza richiedeva. 

È stato gratificante sentirsi promuovere “eroina” da una platea che si è accorta di noi e dell’amorevolezza con la quale abbiamo affrontato la sofferenza, il disorientamento e la solitudine di tanti, di troppi

L’emergenza sanitaria da Covid-19 cosa le ha suscitato a livello emotivo?

È stato un periodo che mi ha aiutato a riflettere poiché i momenti in cui non lavoravo ero come tutti quanti chiusa in casa, senza il conforto della compagnia degli amici, dell’abbraccio dei familiari o dei giochi insieme ai miei nipoti

L’unico aggancio con il mondo esterno era il telefono e le lunghe conversazioni con mia madre che in quei momenti ha rispolverato i ricordi della sua famiglia. È tornato a galla l’incubo terrificante legato all’epidemia di “Spagnola” e a tutti gli effetti devastanti che ebbe nel mondo

Il libro è nato da qui?

È stata questa l’occasione a darmi il là per iniziare un’avventura letteraria a me sconosciuta. Sono una lettrice compulsiva, come amano definirmi in famiglia, ma scrivere è un’altra cosa! 

Mi ha sempre affascinata la storia della vita di mia nonna e così, un po’ per gioco, un po’ perché ritenevo quell’esistenza avventurosa e intrigante, ho cominciato a mettere nero su bianco le vicende di un’eroina d’altri tempi. 

Proviamo a riassumerlo in qualche battuta?

Questo è il racconto della vita di una giovane donna, che ha visto il suo destino condizionato inizialmente dall’avvento della pandemia di Spagnola del 1918-20. È lo spaccato di un’esistenza che si dipana tra la fine degli anni ’30 e gli albori degli anni ’50. È la storia di una donna che ha trasformato la sua gioventù in un baluardo di emancipazione femminile.

Attraverso gli occhi di Luisa, il lettore vive i dolori e le difficoltà della Seconda Guerra Mondiale. Ma Luisa non è una donna come le altre, è forte, indipendente e sicura di sé. Certamente avanti coi tempi, Luisa riesce ad alzarsi nonostante la sua sia una vita costellata di lutti, lunghe traversate e dolore. 

Con le immagini della narrazione si viene coinvolti emotivamente e ci s’immerge negli avvenimenti che riguardano il periodo della colonizzazione italiana in Africa e del dramma della Seconda Guerra Mondiale.

Le parole riescono a ben esprimere tutta la disperazione vissuta dal popolo italiano. Un racconto delicato ma nello stesso tempo forte, che si sviluppa per mezzo di eventi trascinanti, romantici e malinconici. 

Quale tessuto narrativo ha mantenuto nella stesura del romanzo?

L’esposizione di fatti, luoghi e personaggi è conforme al periodo descritto. La narrazione si fa intrigante e coinvolgente, quando tutte le esperienze realmente vissute dalla protagonista si rincorrono una dietro l’altra in un turbinio di emozioni.

Piano piano ci si rende complici del personaggio, aspettando riga dopo riga quella conclusione che non è però mai così scontata. Una descrizione che introduce uno spaccato di storia contemporanea, di cui molti hanno rimosso il ricordo. Una storia di coraggio e resilienza che infonde nel lettore la speranza e la forza per affrontare le avversità di ogni giorno. 

È un racconto che…

La pandemia di quest’anno ha risvegliato la memoria di un periodo storico simile. Partendo dall’epidemia di Spagnola si arriva ai giorni del dopo guerra, passando attraverso scenari diversi: la discriminazione nei confronti degli immigrati meridionali, le difficoltà nell’affrontare la guerra, la perdita della libertà personale, i lutti e la ritrovata solidarietà fanno di questo racconto un inno alla vita e alla speranza.

(a cura di Marco Valeriani)